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La Storia 2018

Ad est – Una storia

Dal 24 Aprile al 30 Giugno 2018 andrà in onda la 13a edizione di Photofestival, la rassegna dedicata alla fotografia d’autore che anima ogni anno la primavera milanese attraverso un percorso espositivo che dal centro si estende sino alla periferia e all’hinterland. L’evento, promosso da AIF – Associazione Italiana Foto & Digital Imaging e con la direzione artistica di Roberto Mutti, è diventato negli anni uno degli appuntamenti più espressivi del panorama culturale del capoluogo lombardo, riuscendo ogni anno a crescere e a proporre nuovi spunti di riflessione agli operatori e agli appassionati del mondo della fotografia. Anche le vetrine del passante ferroviario di Porta Venezia partecipano a questa importante rassegna:

Pier Maria Lorenzin
Ad Est/In the East
a cura di  Giulia Minetti e Alessandra Attianese

23 aprile/27 maggio
inaugurazione 26 aprile h 18.00

Atelier della Fotografia Vetrine Over
Senza allontanarsi troppo o perdersi nell’esotico, Pier Maria Lorenzin si sofferma sulla zona est di Milano, quella che meglio conosce perché ci vive. E così, con occhi nuovi, incuriositi dalla luce e accesi dalla voglia di raccontare, guarda in modo diverso a tutte quelle strade, quelle scritte, quei palazzi e quei segni di usura, colore, abbandono e vita che nella quotidiana frettolosità si tende a perdere.

Alfredo Bernasconi
Una storia/A story
a cura di Giulia Minetti e Alessandra Attianese

23 aprile/31 maggio
inaugurazione 26 aprile h 18.00
Atelier della Fotografia Vetrine Under

Il proprio riflesso su una superficie permette di uscire da se stessi. Se qualcuno di esterno osservasse questa astrazione da sé e dai propri pensieri troverebbe spunto per molte storie. È il caso di Alfredo Bernasconi: le superfici riflettenti dalle quali racconta storie sono i vetri dei vagoni della metropolitana. Le sue foto non nascono come tali: sono fotogrammi tratti da video, e i suoi video traggono dalla fotografia l’immediatezza dell’istante catturato. Senza usare piani sequenza o carrellate, Bernasconi ferma quell’attimo di “riflessione” nel continuo muoversi e ammassarsi di sconosciuti.