autori: Elisa Santoro e Salvatore Uccello
Cinquant’anni fa durante la Guerra Fredda è stata scritta una pagina di storia poco nota in Occidente ma particolarmente drammatica ed efferata: il Genocidio Cambogiano.
Il 17 aprile 1975 i Khmer Rossi guidati da Pol Pot entrano nella capitale Phnom Penh, dando il via a un regime di stampo comunista e a un processo di epurazione che causerà, in poco meno di 4 anni, oltre 1.500.000 di morti, pari a circa un quarto dell’intera popolazione cambogiana.
Spesso si parla di “genocidio culturale” perché i “nemici del popolo” erano principalmente politici ed amministratori del precedente regime, gli intellettuali, i liberi professionisti, gli insegnanti e tutti coloro che, in un modo o nell’altro, esercitavano attività lontane dal lavoro manuale.
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